I messaggi d’amore non più graditi e, naturalmente, quelli offensivi, possono portare alla condanna ad un anno e mezzo di reclusione senza la condizionale, soprattutto se i messaggi continuano ad essere trasmessi durante il divieto di avvicinamento.
La Corte di Cassazione con la sentenza n. 7821 del 22/02/2023, ha confermato la condanna di un uomo ultrasessantacinquenne che perseguitava l’ex, proprio alla luce del fatto che l’uomo aveva continuato a porre in essere condotte persecutorie, nonostante fosse stato sottoposto a misura cautelare personale.
I Giudici di merito avevano già sottolineato la gravità dell’agire e la spiccata intensità del dolo dell’imputato nonché il mancato effetto deterrente della misura cautelare.
Non è stato necessario neppure eseguire una perizia, in quanto ai messaggi riportati dalla persona offesa (che aveva espressamente dichiarato all’uomo di non voler ricevere più messaggi), è stata attribuita attendibilità alla luce anche di latri elementi come l’assenza di interesse economico, in quanto la stessa non si era costituita parte civile.